Pirateria Attività brigantesca marittima che ha come fine l'assaltare e predare navi e insediamenti costieri. La pirateria era un'usanza molto diffusa quando il commercio veniva praticato prevalentemente per via marina. Ferris: La cattura del pirata Barbanera La cattura del pirata Barbanera (1718) di J.L. Ferris mostra l'ultimo scontro del temibile pirata con le truppe britanniche inviate per catturarlo. Bloccato da alcune navi della Virginia in una baia del North Carolina, Barbanera morì in un corpo a corpo con il comandante della flottiglia nemica.Bridgeman Art Library, Londra/New York 2 I PIRATI NEL MEDITERRANEO ANTICO Per le antiche civiltà occidentali il Mediterraneo fu il principale mezzo di contatto e di scambio commerciale. Per questo motivo, fin dal 2000 a.C. attività di pirateria vennero praticate nel bacino mediorientale in particolare dai popoli fenici e anatolici. Più tardi, tra l'VIII e il VII secolo a.C., furono le navi greche a razziare le coste siriane. Nel VI secolo l'isola greca di Samo, sotto la tirannide di Policrate, divenne una vera e propria potenza marittima grazie a una grande flotta fatta allestire dal tiranno stesso, ed estendendo il suo raggio d'azione piratesca a gran parte del Mediterraneo orientale. Le attività di pirateria, fin dalle origini, venivano contrastate e talvolta annientate nei periodi di estesa egemonia politica e militare di un popolo: fu così, ad esempio, a partire dal 478 a.C., con la costituzione della lega delio-attica e, soprattutto, con il susseguente affermarsi della potenza di Atene e, per circa un secolo, fino alla nuova instabilità politica provocata dalla guerra del Peloponneso. Nel periodo delle lotte per la successione all'impero di Alessandro, molte flotte di pirati, in particolare cilici e cretesi, si misero al servizio dei vari diadochi. Il controllo dell'Egeo e del Mediterraneo orientale venne ristabilito solo dall'egemonia di Rodi (tra il III e il II secolo a.C.) e della dinastia tolemaica. Nel Mediterraneo occidentale pirati liguri ed etruschi predavano navi e compivano razzie lungo le coste tirreniche, spingendosi talvolta fino ai litorali ionici della Grecia. Nel III secolo, l'espansione politica di Roma dovette affrontare le agguerrite flotte illiriche che detenevano il controllo delle rotte adriatiche: il conflitto venne definitivamente risolto quasi due secoli dopo, sotto l'impero di Augusto. Nel 67 a.C. il senato romano, dopo precedenti, fallimentari spedizioni navali, affidarono a Pompeo il compito di allestire una potente flotta per sbaragliare i pirati che infestavano il bacino orientale del Mediterraneo. Compiuta finalmente la missione, per lungo tempo, grazie all'azione di controllo permanente esercitata dalle due flotte imperiali romane, di stanza a Ravenna e a Miseno, il fenomeno della pirateria rimase confinato alle acque periferiche del Mar Rosso e del Mar Nero. 3 NORMANNI E SARACENI Crollato l'impero romano, in epoca medievale i normanni si presentarono nel Mediterraneo come popoli predatori e solo in seguito le loro attività piratesche si trasformarono in azioni di conquista territoriale nell'Italia del sud. A partire dall'VIII secolo la pirateria saracena stabilì, lungo il ben protetto litorale nordafricano, roccaforti da cui partivano le scorrerie che a lungo intralciarono i commerci e sparsero il terrore tra le popolazioni costiere del Mediterraneo. A partire dal XVI secolo la formazione di veri e propri stati lungo le coste berbere, i cosiddetti stati barbareschi di Algeri, Tunisi, Tripoli e Salé, in Marocco, protetti dall'impero ottomano, costituì una sempre maggiore minaccia per la libera navigazione nelle acque mediterranee e atlantiche e si dovette attendere l'inizio dell'Ottocento perché il fenomeno venisse definitivamente debellato grazie al diretto intervento della marina statunitense, che intendeva liberare le rotte commerciali oceaniche tra Europa e America, e all'occupazione francese dell'Algeria. 4 CORSARI E BUCANIERI A partire dal Cinquecento gli stati, per così dire, istituzionalizzarono il ricorso alla pirateria… Con la scoperta dei nuovi territori americani, l'attività piratesca ampliò i suoi orizzonti verso l'oceano Atlantico, e in particolare verso i mari delle Antille e dei Caraibi, e trovando una nuova forma d'azione nella cosiddetta "guerra di corsa". Come si è visto, già in epoca antica la scorreria e la razzia piratesche erano state impiegate come strumento di guerra sui mari; ma solo a partire dal Cinquecento gli stati, per così dire, istituzionalizzarono il ricorso alla pirateria. Le corone di Francia e Inghilterra affidarono la loro lotta contro i nuovi possedimenti ispanici nelle Americhe a capitani di ventura a cui veniva rilasciata una "patente di corsa" che li autorizzava a compiere atti di razzia nei confronti degli insediamenti coloniali spagnoli e dei preziosi carichi navali diretti dal Nuovo Mondo in Spagna. Tra i più famosi corsari vi furono John Hawkins, Walter Raleigh e Francis Drake che, per conto della Corona inglese, condussero per tutti i mari una strenua guerra alla grande potenza navale spagnola. A partire dalla seconda metà del XVII secolo, nella piccola isola di Tortuga, al largo delle coste nordoccidentali di Hispaniola, si insediò il quartier generale dei bucanieri, predoni inglesi, francesi e olandesi che attaccavano ogni obiettivo senza altra finalità se non quella dell'arricchimento personale, e che furono considerati fuorilegge e perseguiti dalle flotte navali nazionali a partire dal Settecento. 5 I PIRATI IN ESTREMO ORIENTE Nell'età moderna il fenomeno della pirateria ha continuato a interessare i mari dell''Estremo Oriente. Nel XVII secolo, periodo di declino della dinastia Ming, il Mar Cinese meridionale era infestato da pirati giapponesi che depredavano le coste e si dedicavano al traffico di oppio. Nel 1659 una flotta di pirati composta da un migliaio navi risalì il Fiume Azzurro. Con l'espansione del commercio estero in Cina durante il XIX secolo, la pirateria continuò a dilagare, ma la diffusa presenza navale britannica e il riconoscimento di laute ricompense per la cattura dei fuorilegge ridussero drasticamente il numero dei pirati nel Mar Cinese, mentre l'attività continuò fino al Novecento nelle acque del Sud-Est asiatico, tra Malesia e Borneo, dove anche in anni recenti si è avuta notizia di assalti pirateschi lungo le rotte commerciali per il Giappone o ai danni delle imbarcazioni di profughi vietnamiti.
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