Cristoforo Colombo Cristoforo Colombo (Genova 1451-Valladolid 1506), navigatore italiano al servizio della Spagna, comunemente noto come lo scopritore del nuovo mondo: l'America. Benchè Colombo fosse alla ricerca di una via marittima da Occidente verso l'Asia, e le scoperte che fece furono più importanti e significative della rotta che non riuscì a trovare. E' certo comunque che egli fu il primo europeo ad attraversare l'Atlantico. Esistono prove documentate a sostegno della tesi secondo cui i Vichinghi raggiunsero il Nuovo Mondo nel 1000 d.C. Ci sono inoltre buoni indizi, anche se non documentai, che pescherecci portoghesi e inglesi abbiano attraversato l'Oceano Atlantico durante il sec. XIV sbarcando probabilmente a Terranova e nel Labrador. Sebbene abbia percorso una rotta diversa, Colombo, tuttavia, seguì molti europei che prima di lui avevano navigato verso ovest. I primi anni di Colombo. Le migliori fonti disponibili suggeriscono che Cristoforo Colobo nacque a Genova nel 1451. Figlio di un tessitore, aveva almeno due fratelli. Cristoforo ricevette una scarsa istruzione e solo da adulto imparò a leggere e scrivere. Prese il mare, come molti genovesi, e viaggiò nel Mediterraneo. Nel 1476, naufragò nelle acque del Portogallo, riuscì a raggiungere la costa e si diresse verso Lisbona. Probabilmente andò in Irlanda e in Inghilterra; in seguito sostenne di essersi spinto fino in Islanda. Nel 1479 era a Genova; ritornò quindi in Portogallo e si sposò. Sua moglie, Dona Felipa, morì subito dopo la nascita del figlio Diego c. 1480. A quel tempo Colombo aveva già maturato un interesse per i viaggi verso occidente. Era venuto a conoscenza dei leggendari viaggi nell'Atlantico e aveva udito dai racconti dei marinai di una terra ad ovest di Madera e delle Azzorre. Procuratosi libri e carte geografiche, egli accettò l'erronea localizzazione del Giappone fatta da Marco Polo, e le erronee misurazioni di Tolomeo, e arrivò alla conclusione che il Giappone fosse a circa 4800 km ad ovest del Portogallo, una distanza che poteva essere coperta con le navi dell'epoca. La sua idea ricevette maggiore impulso dai suggerimenti del cosmografo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli. Nel 1484 Colombo chiese l'appoggio del re del Portogallo Giovanni II per intraprendere un viaggio esplorativo, ma gli fu rifiutato. Anche i portoghesi sottovalutavano la distanza tra il Giappone e il Portogallo, ma ritenevano che fosse comunque impossibile per le navi dell'epoca compiere un tale tragitto. Nel 1485 Colombo prese, allora, il figlio Diego e andò in Spagna, dove trascorse quasi sette anni cercando di ottenere il sostegno di Isabella di Castiglia. Ricevuto a corte, gli fu dato un piccolo appannaggio annuale, e rapidamente si fece sia amici che nemici. Nel 1492 dopo un ennesimo rifiuto, che sembrava definitivo, Colombo si apprestare a partire per la Francia quando un ultimo appello alla regina fu coronato dal successo. Un accordo tra la Corona e Colombo stabilì i termini della spedizione. Il primo viaggio. La Pinta, la Nina e la Santa Maria furono equipaggiate nel piccolo porto di Palos. Colombo fu aiutato nel reclutamento della ciurma da due fratelli, Martin Alonzo Pinzon, a cui fu affidato il comando della Pinta, e suo fratello minore Vincente Yanez, che comandava la Nina. Il 3 agosto 1942 salparono da Palos, attrezzarono di nuovo la Nina nelle Canarie e navigarono verso ovest. La mattina del 12 ottobre 1492 avvistarono la terra, un'isola delle Bahamas che Colombo chiamò San Salvador. Scesi a terra, furono accolti dagli Arawak, una popolazione locale amica a cui Colombo dette nome di Indiani. Dopo alcuni giorni la spedizione salpò verso Cuba, dove furono sbarcate alcune delegazioni con lo scopo di mettersi alla ricerca dell'oro e della corte dell'imperatore mongolo della Cina. In dicembre si diressero ad est verso Hispaniola dove, a Natale, La Santa Maria naufragò, vicino a Cap-Haitien. Colombò portò a riva i suoi uomini e poichè gli indiani sembravano avere un atteggiammento amichevole, 39 componenti della spedizione furono lasciati sull'isola nell'ìinsediamento fortificato di Navidad, mentre Colombo faceva ritorno in Spagna a bordo della Nina. Era salpato dalle Canarie in direzione ovest con i venti favorevoli; ora salpava verso nord, prima di dirigersi verso est, e trovava ancora i venti favorevoli. Martin Pinzon, che aveva compiuto esplorazioni per conto proprio con la Pinta, si riunì a Colombo, ma le due navi furono separate in mare aperto. Nel mese di marzo del 1943 finalmente Colombo sbarcò a Lisbona, dove ebbe un colloquio con Giovanni II. Da qui si diresse a Palos e quindi,attraversando la Spagna, a Barcellona, dove fu ricevuto da Isabella e dal marito Ferdinando II d'Aragona. Colombo affermò di aver raggiunto le isole a largo della costa asiatica, eportò con sè manufatti, indiani e un pò d'oro. Il secondo viaggio. Le rivendicazioni del Portogallo sulle scoperte di Colombo costrinsero Papa Bonifacio VI ad emettere nel 1493 alcune bolle pontificie che dividevano il mondo in due zone aperte alla colonizzazione spagnola e portoghese. Poi, con il trattato di Tordesillas del 1494, i due paesi spostarono la linea di demarcazione a 370 leghe ad ovest delle isole del Capo Verde. Rapidamente fu avviata l'opera di colonizzazione. Finanziato da Ferdinando e Isabella, Colombo affrontò il suo secondo viaggio salpando da Cadice il 25 settembre 1493, questa volta con 17 navi e quasi 1500 uomini. Dopo una sosta nelle isole Canarie, approdarono vicino a Dominica, nelle piccole Antille, il 3 novembre 1493. La spedizione navigò tra queste isole, sbarcando in alcune di esse e battezzando quelle che venivano avvistate. Si spinse quindi oltre Porto Rico e raggiunse Navidad il 27-28 novembre 1493. L'insediamento era stato distrutto e gli spagnoli, che si erano impossessati dell'oro e delle donne, erano stati uccisi dagli indiani. Colombo fondò allora una nuova colonia, chiamata Isabela, a circa 113 km ad est di Navidad. Ripartì quindi nell'aprile 1494, esplorò la costa meridionale di Cuba, ma senza verificare che fosse un'isola, scoprì e circumnavigò l'isola di Giamaica, e dopo 5 mesi ritornò a Isabela. Cercò di governare la colonia fino al suo ritorno in Spagna (1496) ma non fu un buon amministratore. Lasciò al fratello Bartolomeo il compito di trasferire l'insediamento sulla costa meridionale di Hispaniola, iniziativa attuata nel 1496; questa colonia, chiamata Santo Domingo, divenne il primo insediamento permanente europeo nel nuovo mondo. Colobo raggiunse Cadice nel giugno 1496, ma fu accolto con freddezza a corte. Egli infatti non aveva trovato il ricco continente asiatico, e i suoi sforzi di appropriarsi dell'oro degli indiani di Hispaniola erano stati solo parzialmente coronati dal successo. Inoltre, i coloni spagnoli erano indisciplinati e non volevano lavorare, ed alcuni ritornarono in Spagna lamentandosi di Colombo. Il terzo viaggio. Colombo fu finalmente autorizzato a compiere un terzo viaggio dopo che i portoghesi, nel 1497 avevano mandato Vasco de Gama in India. Nonostante le difficoltà di reclutare un equipaggio, Colombo partì nel maggio 1948 con 6 navi, ed avvistò Trinidad il 31 luglio 1498. Il giorno seguente raggiunse la terraferma diventando così lo scopritore dell'America Meridionale. Dopo aver trovato perle nelle acque delle isole vicino alla costa, la spedizione si diresse attraverso i Caraibi a Santo Domingo. Qui i coloni erano in rivolta e Colombo dovette subito affrontare un commissario regio, Francisco de Bobadilla, arrivato dalla Spagna nel 1500 con pieni poteri. Bobadilla rimosse dal governo dell'isola i fratelli Colombo e li rimandò in Spagna in catene. Benchè il capitano della nave volesse togliere i ceppi ai prigionieri, Cristoforo Colombo insistette per comparire incatenato davanti a Ferdinando e Isabella. Il quarto viaggio. Liberato per ordine del re dopo l'arrivo a Cadice nel novembre del 1500, Colombo organizzò subito una quarta spedizione che, lasciata la Spagna nel maggio 1502, approdò a Martinica proseguendo poi verso Santo Domingo. Qui gli fu negato il permesso di sbarco, e gli avvertimenti di Colombo su un uragano imminente furono ignorati. Le sue navi comunque ressero alla tempesta e, salpate verso ovest, raggiunsero l'isola di Guanaja e quindi l'Honduras nell'America Centrale. Trascurando di esplorare i luoghi dei Maya, Colombo navigò lungo la costa oltrepassando Panama' e dirigendosi ancora una volta verso Santo Domingo. Le sue navi, marcite a causa della teredine, furono lasciate in Giamaica, dove Colombo fu abbandonato per un anno. Finalmente soccorso, raggiunse la Spagna nel novembre 1504. Colombo morì a Valladolid il 20 maggio 1506, mentre cercava di far valere le sue ragioni a corte. Egli credeva ancora di aver raggiunto l'Asia; non aveva più il sostegno dei sovrani che inoltre, dal 1495, avevano violato l'accordo stipulato autorizzando altri ad andare nelle Indie. La vera grandezza di Colombo sta nel fatto che, una volta raggiunte le Indie occidentali, commettendo peraltro grossi errori nei calcoli di navigazione e di localizzazione, egli fu in grado non solo di ritrovare la via del ritorno in Europa, ma anche di ripetere più volte l'impresa. Fu conseguenza della scoperta di Colombo che il Nuovo Mondo divenne parte del mondo europeo. Dei suoi scritti ci sono riaste le numerose postille alle opere che leggeva e su cui aveva formulato la sua audace teoria, le lettere e i "Diari", ma nella versione ridotta di Bartolomeo de Las Casas. Fonti essenziali per ricostruirne le complesse fasi della vita sono "Le Historie" del figlio Fernando e la "Historia de las Indias" di Bartolomeo de Las Casas e poco attendibile. Alla sua figura si è ispirata una produzione letteraria molto ricca, ma in genere di scarso valore artistico: va comunque ricordato per la singolare unicità il poemetto in dialetto romanesco "La scoperta dell'America" di Cesare Pascarella. dall'"Enciclopedia Italiana Grolier" vol. 5 pag. 176 La scoperta dell'America Dopo settanta giorni di navigazione turbata da avarie e in seguito da manifestazioni di scontento dell'equipaggio stanco e sfiduciato, la Santa Maria, la Pinta e la Niña giungono in vista della terra: l'isoletta chiamata Guajahani dagli indigeni (forse l'attuale isola di Waitling, forse Samana Cay). Questo passo, tratto dal Giornale di bordo del primo viaggio (1492-1493), pervenuto fino ai nostri giorni nella versione ridotta di Bartolomé de Las Casas, racconta dei giorni dell'approdo della flotta sulle coste americane. Colombo sarebbe morto dimenticato quattordici anni dopo, nel 1506, dopo altri tre viaggi nelle Americhe; non avrebbe mai conosciuto l'autentica portata della sua scoperta, convinto fino alla fine di aver raggiunto il Giappone (Cipango) e la Cina (il Catai) e non le attuali isole di Cuba e Haiti. Giovedì 11 ottobre L'Ammiraglio navigò verso ovest-sud-ovest; ebbero il mare più tempestoso che avessero mai sperimentato durante tutto il viaggio. Videro delle procellarie e un ramo verde vicino alla nave. Quelli della caravella Pinta videro una canna e un bastone, e pescarono un altro piccolo bastone tutto intagliato, a quanto sembrava, col ferro, e un altro pezzo di canna, e altra erba che cresce sulla terra, e una piccola tavoletta. Anche quelli della caravella Niña videro altri segni di terra e un ramo carico di bacche. A tali indizi tutti ripresero animo e si rallegrarono. In questo giorno fino al tramonto percorsero ventisette leghe. Dopo il tramonto l'Ammiraglio riprese la sua rotta verso ovest, coprendo dodici miglia all'ora, cosicché fino a due ore prima di mezzanotte avevano percorso novanta miglia, che sono ventidue leghe e mezza. E poiché la caravella Pinta era più veloce e veniva prima dell'Ammiraglio, vide la terra e fece i segnali che l'Ammiraglio aveva stabilito. Questa terra fu avvistata per la prima volta da un marinaio chiamato Rodrigo de Triana, sebbene l'Ammiraglio, alle dieci di notte, stando sul castello di poppa, avesse visto una luce. La cosa però era così incerta che egli non aveva potuto affermare che ci fosse terra, ma chiamò Pedro Gutiérrez, dignitario del Re, e gli disse che gli sembrava di vedere una luce e invitò anche lui a prestare attenzione. Così egli fece e la vide. L'Ammiraglio disse poi la stessa cosa a Rodrigo Sánchez de Segovia, che il Re e la Regina avevano mandato con la flotta come ispettore, ma egli non vide nulla perché non era in una posizione da cui potesse vedere bene. Dopo che l'Ammiraglio aveva così parlato, la luce fu vista una volta o due, e sembrava una piccola candela di cera che si alzasse e si abbassasse. Pochi lo ritenevano come indizio di terra, ma l'Ammiraglio era certo di trovarsi in prossimità. Di conseguenza, quando essi ebbero recitato la "Salve Regina", che ogni marinaio è abituato a dire e a cantare a suo modo, e quando tutti furono radunati, l'Ammiraglio raccomandò loro insistentemente di fare buona guardia dal castello di prua, e di spiare con grande attenzione l'apparire della terra; al primo che avvistasse terra, egli avrebbe donato subito un giubbone di seta, a parte gli altri regali che i Sovrani avevano promesso, cioè diecimila maravedís all'anno a chi per primo avesse segnalato la terra. Due ore dopo mezzanotte apparve la terra, a una distanza di circa due leghe da loro. Essi abbassarono tutte le vele, restando con la sola vela di maestra, che è la grande vela senza coltellacci, e restarono in panna aspettando fino al giorno dopo, un venerdí, quando raggiunsero una piccola isola delle Lucaie, che nella lingua degli indiani è detta "Guanahani". Subito videro gente nuda, e l'Ammiraglio andò a riva su una barca armata, insieme a Martín Alonso Pinzón e Vicente Yañez, suo fratello, che era capitano della Niña. L'Ammiraglio alzò lo stendardo reale e i capitani presero due bandiere della Croce Verde, che l'Ammiraglio portava in tutti i velieri come insegna, con un F e un Y, e ai due lati della croce sormontate da una corona. Quando essi presero terra, videro alberi molto verdi e molta acqua e frutti di diversa specie. L'Ammiraglio chiamò i due capitani e gli altri che erano sbarcati e Rodrigo de Escobedo, segretario di tutta la flotta, e Rodrigo Sánchez de Segovia, e disse che essi dovevano in fede essere testimoni del fatto che egli, davanti a tutti loro, prendeva possesso dell'isola, come infatti fece, a nome del Re e della Regina, suoi Sovrani, facendo le dichiarazioni di rito, come è descritto più a lungo nelle testimonianze che furono in quell'occasione stese per iscritto. Subito si radunò in quel punto molta gente dell'isola. Queste che seguono sono parole testuali dell'Ammiraglio da lui scritte nel libro della sua prima navigazione e scoperta di queste Indie. "Io," egli dice, "conosciuto che ebbi che era gente la quale meglio si sarebbe salvata e convertita alla nostra santa Religione con l'amore che con la forza, allo scopo di farceli amici regalai ad alcuni di loro alcuni berretti rossi e coroncine di vetro che si mettevano al collo e altre cosette diverse di poco valore, di che ebbero molto piacere; e tanto divennero nostri amici che era una meraviglia. Essi, poi, venivano nuotando alle barche dei navigli, dove noi stavamo, e ci portavano pappagalli, filo di cotone in gomitoli, zagaglie e tante altre cose, le quali scambiavamo con altre che noi davamo loro come perline di vetro e sonagli. Insomma, tutto prendevano e davano di buona volontà; ma mi parve che fosse gente molto sprovvista di ogni cosa. Vanno tutti nudi come la madre li partorì, comprese le donne, e una di queste era assai giovane. E tutti quelli che io vidi eran giovanissimi, ché non ne scorsi alcuno che fosse di età superiore ai 30 anni, e son tutti assai ben fatti, bellissimi di corpo e di graziosa fisionomia. Hanno i capelli grossi, quasi come i crini della coda dei cavalli, corti e cadenti sulle ciglia, salvo qualche ciuffo che gettano indietro e conservano lunghi senza mai accorciarli. Taluni si dipingono di grigio (e questi son del color dei Canariani, né neri, né bianchi), altri di bianco, o di rosso o d'altro colore; taluni si dipingono la faccia, altri tutto il corpo, o solo gli occhi, o solo il naso. Non portano armi, e nemmeno le conoscono: mostrai loro le spade ed essi prendendole per la parte del taglio, per ignoranza si tagliavano. Non hanno alcuna specie di ferro. Le loro zagaglie sono certe verghe senza ferro, alcune delle quali recano all'estremità un dente di pesce, e altre un corpo duro di qualsiasi specie. Generalmente sono di bella statura, di graziosi movimenti e ben fatti. Alcuni ne vidi che recavano tracce di ferite sul corpo, e chiesi loro a forza di gesti che cosa significassero quei segni; ed essi mi fecero capire come in quella terra venissero genti da altre isole vicine con l'intenzione di catturarli, e come si difendessero. E io credetti e credo che giungano qui dalla Terraferma per prenderli e ridurli in ischiavitù. Debbono essere buoni servitori e ingegnosi, perché osservo che ripetono presto tutto quello che io dico loro, e ritengo anche che possano diventare agevolmente cristiani, poiché mi parve che non appartengano a nessuna setta. Piacendo a Nostro Signore, quando partirò di qui prenderò con me sei di questi uomini per condurli alle Altezze Vostre, affinché imparino a parlare [il castigliano]. In quest'isola non ho mai visto animali di nessuna specie, salvo pappagalli." Queste sono tutte parole dell'Ammiraglio. Cristoforo Colombo, Giornale di bordo del primo viaggio (1492-1493). 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